Recensione: Gianni Bonina- I sette giorni di Allah- Sellerio Editore Palermo

i sette giorni di Allah

II Suditalia è pieno di leggende e tradizioni. La Sicilia non può essere da meno., specialmente quando si parla di pupi.

I sette giorni di Allah di Gianni Bonina è un giallo ad impatto fortemente culturale in cui Antonio Meli, sua moglie Sara e il professor Di Cristofaro si trovano a scoprire un integralismo non religioso ma comunque di fede: l’integralismo siciliano.

Sicilia non è l’equivalente di siciliano:  spesso, anzi quasi, sempre, gli abitanti della Sicilia, ignorano la storia delle propria terra, la confluenza di culture e si lasciano colonizzare. Sono schiavi del progresso, della normalizzazione, della adeguazione delle identità.  Ma, cosa ancora peggiore, non si rendono nemmeno conto della propria perdita di identità perché ne ignorano l’esistenza.

Questo finto idillio viene intaccato  con l’agguato ad auna persona “apparentemente” innocente. In realtà il povero uomo non aveva altra colpa se non quella di produrre i pupi che servivano per  la rappresentazione storica della cacciata dei mori.

Antonio Meli intravede subito qualcosa che non va nel caso del povero puparo e contatta il consulente ed amico, il professore Di Cristofaro. Non trova però, in lui le risposte che vorrebbe e  finisce per sospettare di lui, o sospettare il suo coinvolgimento, quando si rende conto di essere stato volutamente messo all’oscuro del professore.

Il lettore viene portato a chiedersi di quale integralismo si parli: integralismo cattolico, integralismo islamico o cosa?

Gianni Bonina dimostra di aver accuratamente ricercato la storia della sua regione, di aver svolto l’analisi con acribia storia, costumi e tradizioni della sua Sicilia, lasciando una fede che però esca dagli standard canonici e riesca a far avvicinare la Sicilia al suo popolo.

 

Elisa Cutullè

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