Quando la musica la fa da padrona: Operation Orchester

operation orchester

C’è chi ama la musica classica, ma  non l’opera, chi il contrario e chi nessuna delle due. De gustibus non disputandum est. Cosa ne verrebbe fuori  un’opera venisse completamente trasformata epurata delle parole che la caratterizzano e , in certo qual senso « umanizzata ».  Prendiamo, per esempio, la celeberrima opera mozartiana “Il flauto magico” con diverse arie  che hanno fatto la storia. Togliamo gli attori/cantanti, la scenografia e lasciamo solo la musica. Si sarà ancora in grado di seguire la storia? E come sarà possibile rendere l’aria struggente delle regina della notte?

L’Orchestra dello Staatstheater di Saarbrücken non solo ci ha provato, ma ci è anche riuscita? Come? Rendendo l’orchestra protagonista: non più sopra, sotto  o attorno al palco, ma protagonisti al 100%. Messa in scena alla Alte Schmelz di St. Ingbert (3 esibizioni  con tutto esaurito), lo spettatore forse non si aspettava una cosa del genere. Stefan Roettig, in maniera scanzonata, ha  presentato, o meglio, riassunto l’opera, beffeggiandone alcune aree. Dopo la presentazione lo spettatore è stato invitato ad  entrare nella sala e ad accomodarsi in mezzo all’orchestra, si proprio in mezzo ad archi, tromboni e tamburi.  Essere circondati dai tromboni che portano il contrabbasso come feretro o  ascoltare l’aria “Zur Hoelle” interpretata da un violino, non ha prezzo. Ma il cantato ha invaso anche questa operazione come orchestra trasformando il duetto tra Papageno e Papagena  in un duetto cantato e, appunto flauto magico.

Un dimostrazione che l’idea di Tom Ryser ha riscontrato i favori del pubblico. Aspettiamo le prossime produzioni di Ryser… chissà quale prossima opera destrutturerà.

 

Elisa Cutullè

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