Incontro con Antonio Ferrara , vincitore del premio Andersen 2012 per Ero cattivo nella categoria “Miglior libro oltre i 15 anni”.
Vincere un premio è un onore e un onere allo stesso tempo. Quando poi si tratta di letteratura per ragazzi l’onore diventa ancora più importante perché troppo spesso ci si lamenta della poca propensione alla lettura dei ragazzi.
Il Centro per il Libro e la Lettura del Ministero Beni e Attività Culturali ha scelto il mese di maggio come il mese dei libri. Ed è proprio in questo mese che si svolge il maggior riconoscimento italiano assegnato alle letture per ragazzi di maggiroe rilievo: Il premio Andersen. Ogni anno la giuria- composta sia dalla redazione della rivista Andersen che dai fondatori della Libreria dei ragazzi di Milano- selezionano opere di grandi autori ma anche nuovi talenti emergenti: una perfetta fusione tra tradizione e innovazione.
Vengono premiati il miglior scrittore, il miglior illustratore e diverse categorie di libri. Nel 2012 il premio per il miglior libro della categoria “oltre i 15 anni” è stato conferito a Antonio Ferrara con la seguente motivazione:” Per una narrazione intensa ed essenziale, limpida e coinvolgente. Per aver affrontato con intelligenza e originalità un tema importante e delicato, senza cadere mai nelle trappole della banalità e del pedagogismo.”
Antonio ha lavorato per sette anni presso una comunità alloggio per minori. Ha pubblicato con diverse case editrici, come Mondadori, Rizzoli, Salani, San Paolo, Interlinea, Condè Nast, Falzea, Tolbà, Fatatrac, La Compagnie Creative, Artebambini, Nuove Edizioni Romane. Tiene laboratori di scrittura creativa per ragazzi, insegnanti, detenuti e degenti, presso scuole, biblioteche, librerie, carceri, associazioni culturali, ospedali.
Noi l’abbiamo incontrato per voi.
Il tuo percorso non è quello tipico di uno scrittore. Che ruolo ha la scrittura nella tua vita?
Sono arrivato alla scrittura attraverso il lavoro da educatore in una comunità alloggio per minori, e da allora attribuisco alla scrittura un ruolo salvifico, di competenza speciale per nominare, manifestare e condividere le proprie emozioni.
In “Ero cattivo” parli dei pregiudizi nei confronti di un adolescente. “Angelo” è un personaggio inventato o è ti sei ispirato a qualcuno che hai incontrato durante il tuo lavoro in comunità?
Angelo è un personaggio inventato ma è quasi un riassunto, un frullato di veri ragazzi che sono stati ospiti della comunità dove ho lavorato.
Come mai hai deciso di affrontare temi non proprio “leggeri”? Cosa o chi vuoi raggiungere?
Jean Paul Sartre diceva “La letteratura è quando chi perde vince”. Ecco, questo mi piacerebbe fare: dare voce a chi non ha voce, a chi è emarginato e spesso non sa di possedere delle immense potenzialità. Mi piacerebbe che il libro venisse letto anche da genitori, insegnanti, educatori, perché parla della scommessa di regalare fiducia, una scommessa che è sempre un salto nel buio, e dunque un’azione di coraggio.
Nel tuo ultimo libro porta la collaborazione di Lorenzo Manià rendendo il libro una graphic novel. Decisione o caso fortuito? Cosa ti aspetti da questa collaborazione?
Altro che caso fortuito! Decisione originale e coraggiosa di Lorenza Gorgani, invece, che ha avuto l’intuizione di creare un ibrido, un libro che rimane romanzo ma che diventa anche un po’ graphic novel, man mano che il ragazzo protagonista diventa un fumettista sempre più bravo. Lorenzo ha fatto un gran bel lavoro, fresco e agile, e penso che questo si coglierà. Approfitto per segnalare il discreto e potente lavoro di editing di Loredana Baldinucci, la dolce tenacia di Paola Malgrati dell’ufficio stampa, la gentilezza di Andreina Speciale e di Pico Floridi. Segnalo perché i collaboratori non si segnalano mai, come se il libro non fosse un’arte applicata, un prodotto di filera, e poi perché questo staff mi ha accolto con un’intelligenza e una sensibilità davvero straordinari.
Ci puoi svelare qualcosa sui prossimi progetti?
Una nuova, imminente ed emozionante collaborazione con Il Castoro, che però è ancora Top secret!
Elisa Cutullè