Il tema dell’integrazione: Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio (2010)- opera prima di Isotta Toso

Tra i film il concorso per l’Amilcar du public al festival di Villerupt c’è anche l’opera prima di Isotta Toso.Il nome non è nuovo nel panorama cinematografico italiano. Infatti, oltre a scriverne il soggetto, è stata anche aiuto regista per il film “Notturno Bus” del 2007.

Leggendo l’omonimo romanzo di Amara Lakous, la regista si è resa conto di aver trovato un soggetto ideale da trasporre sul grande schermo: il racconto della vita in uno dei quartieri popolari di Roma in cui la multi-culturalità sembra essere all’ordine del giorno. Il film, con attori novelli ma anche professionisti come Daniele Liotti e Milena Vukotic è stato girato in appena 7 settimane.

Con uno sguardo ironico  ma anche da giallo, lo spettatore viene tuffato in un palazzo di Piazza Vittorio in cui sembra tutto ruotare intorno all’ascensore. La portinaia di origine campane (“l’immigrata” italiana) sembra trascorrere tutto il giorno a pulire l’ascensore anche su indicazione dell’amministratore del condominio.

Un intrattenimento dell’anima, uno sguardo dentro noi stessi e dentro il nostro mondo, attraverso gli occhi di un algerino che solo nella parte finale rivelerà la sua identità. Oltre ad Amedeo, questo personaggio molto disponibile ed attento verso i bisogni dell’altro, ci sono i vari stereotipi che compongono una vicenda interculturale: l’amministratore del palazzo omosessuale, l’italiana snob che ama il proprio cane ma non permette alla sua donna delle pulizie di rientrare a casa prima delle nove di sera, l’avvocato che non è più un principe del foro ma si accontenta di facilitare truffe assicurative, l’artsita che è alla ricerca della vera espressione, la donna iraniana ch cerca di ottenere lo status di rifugiato politico che fa la cameriera e poi svela di essere stata giudice, il proprietario del bar in cui lavora l’iraniana che affitta posti letto, il fruttivendolo musulmano che ha una relazione e non ammette di avere già una moglie e Lorenzo, il gladiatore, che trascorre il giorno a citare Jim Morrison a fare il duro, ma che in realtà è semplicemente il vero diverso, l’immigrato sociale che non riesce ad integrarsi e, quindi, sceglie la soluzione più facile e si suicida. Ed è proprio la sua morte che riesce a far emergere l’umanità e l’unione dei personaggi così diversi tra loro.

A differenza del libro, che è a spot, nella trasposizione cinematografica è stato necessario contestualizzare i personaggi, modificare il ritmo della storia e svelare alcuni aspetti che nel libro erano rimasti nascosti. Il più importante, secondo la Toso, è il senso di colpa che Amedeo ha nei confronti delle persone che ha lasciato a sopportare il peso della guerra civile.

Lakous stesso, alla fine del film, lo ha definito un “tradimento magnifico” anche se, ha ammesso, l’essenza vera ne è stata rispettata.

Il film ha ricevuto una nomination come miglior opera prima per il Globi D’Oro 2010 ed ha vinto il premio “Nuovi sguardi” nell’ambito del concorso “Nuovi sguardi su Roma”.

 

Elisa Cutullè

 

 

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