I Wise Guys a Saarbrücken

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I Wise Guys  sono, senza dubbio, il gruppo A-Cappella più famoso in Germania, comprovato anche dal fatto che quest’anno hanno ricevuto l’Echo 2013[ ndr: Gli Echo Music Awards sono dei premi assegnati dalla Deutsche Phono-Akademie ai più importanti artisti tedeschi e internazionali] nella categoria “Crossover” . Non è un caso se si daà un’occhiata alla loro produzione musicale: glu aultimi 4 CD “Zwei Welten” (2012), “Klassenfahrt” (2010), “Frei!” (2008) e “Radio” (2006) sono riusciti a piazzarsi nella Top 3 delel classifiche tedesche raggiungendo anche due volte il secondo posto e rimanendo nella Top 100 per un paio di mesi.

Gli artisti della zona di Colonia (2 abitano a Colonia e 3 a Hürth, conglomerato urbano di periferia, come lo definiscono loro stessi) preferiscono definirsi un gruppo Pop vocale, perché la loro musica è pop anche se gli strumenti sono esclusivamente le loro voci.

Ma chi sono i Wise Guys? Fino al 2012 c’erano Edzard “Eddi” Hüneke, Daniel “Dän” Dickopf, Marc “Sari” Sahr (tutti e tre Baritoni),), Nils Olfert (Tenore)e  Ferenc Husta. Questl’ultimo, per motivi personali decise di uscire dal Gruppo nel 2012 e dal 2013 il gruppo assume una nota italiana perché ad entrare a far parte del gruppo è il Basso Andrea Figallo, precedentemente attivo per i “Flying Pickets”, come Direttore, arrangiatore e cantante.

Noi abbiamo incontrato per voi Andrea ed Eddi durante la loro tappa a Saarbrücken.

EDDI[ nella foto:     Edzard “Eddi” Hüneke]

Come è che vi siete “trovati”?

Eddi: Quando Ferenc ci ha comunicato che voleva “smettere” abbiamo iniziato le selezioni per un nuovo membro. Abbiamo ricevuto diverse candidature e anche  dall’estero. La candidatura di Andrea era tra le più “convincenti”. Così lo abbiamo invitato assieme  alla “finale” del casting: erano due tedeschi e due stranieri a contendersi il posto. Che dire? Andrea è stato semplicemente il migliore. A convincerci che lui fosse la persona adatta per il nostro gruppo è  stata la sua musicalità e nello specifico la fantastica combinazione tra la sua potenza di Basso e di batteria. È stata la prima volta che ho visto queste due capacità presenti a tali livelli in un artista.

Andrea: Il tedesco  non è né la mia madrelingua, né la mia “figlia lingua”, però avevo già intenzione di trasferirmi in Germania e stavo cercando modi di lavorare con ambienti culturali in Germania. Insegnavo spesso in Germania e mi trovavo frequentemente a Monaco di Baviera. Quando è capitata quest’occasione ho pensato immediatamente che fosse l’occasione perfetta per fare un unico lavoro invece di tanti: dallo scrivere arrangiamenti a registrare e cantare. È la possibilità di fare le stesse cose che facevo prima  con la differenza di poterlo fare per un solo gruppo. Questa sinergia è molto più produttiva perché evito di spendere le mie energie in mille direzioni. Prima in effetti, avevo diverse collaborazioni in tutt’Europa(dirigevo cori, scrivevo musica per gruppi) mentre ora posso convogliare tutto nello stesso luogo, guadagnandone anche io. La decisione di unirmi a loro per me è stata semplicissima. Dal momento in cui loro mi hanno fatto sapere che ce l’avevo fatta e che desideravano lavorare con me io, automaticamente ho desiderato lavorare con loro, scegliendo anche di vivere in Germania (a Colonia). Visto che la mia famiglia al momento è piccola  e quindi non è stato uno sconvolgimento troppo grande. La mia famiglia “precedente” era stupita, ma felice.

 

 

 

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[ nella foto:     Andrea Figallo]

È difficile, per un gruppo così affiatato come i Wise Guys, avere un nuovo elemento? E cosa significa avere la barriera linguistica?

Eddi:  È  un  processo in fieri. Ci troviamo ancora nella prima fase, ossia in quella della conoscenza. Abbiamo già capito che Andrea non è una persona che fa le cose tanto per fare o il minimo indispensabile bensì una persona che riflette su quello che fa e che si dedica al proprio lavoro con coscienza e dedizione. Anche noi stiamo imparando da questa nuova situazione: sentiamo che si sta creando un nuovo gruppo e questa sensazione è davvero un’ottima sensazione. Per quanto riguarda la conoscenza linguistica penso che ci siano da considerare delle differenze: quando si accompagna una canzone (anche io, in alcuni brani faccio solo l’accompagnamento) ci troviamo tutti nella stessa situazione perché cantiamo una parte della melodia. Non si tratta di parole, bensì di suoni: in questo caso la conoscenza linguistica non è importante. Anche se so qual è il contenuto della canzone non mi devo concentrare sul testo. Penso di essere in grado di capire cosa possa significare per Andrea accompagnare dei testi in tedesco: nello spettacolo abbiamo integrato la canzone di Paolo Conte “Vieni via con me” cantata da Andrea. In questo caso si invertono i ruoli e siamo noi a non comprendere bene le parole (a parte il ritornello inglese). In Italiano capisco solo alcuni termini mentre per il resto so solo qual è la storia della canzone e di che tratta. La lingua non è mai stata il problema.

Andrea: Per me è una grande sfida quotidiana. Non l’ho ancora vinta ma mi impegno ad affrontarla ogni giorno. Posso però dire cosa penso di loro, senza rischiare di essere ripetitivo. Mi piace definirlo attraverso tre parole chiave: empatia, onestà e capacità di ascoltare.

 

Cosa ci si deve aspettare quando si viene a un vostro concerto? Ampliando il vostro repertorio anche con canzoni italiane, pensate che  in un futuro il vostro spettro linguistico si possa ancora più ampliare e magari ampliare anche i vostri palchi esibendovi in Italia?

Eddi:  Nel nostro tour presentiamo lo spettacolo “Zwei Welten” (= Due mondi) con diverse canzoni tratte da questo album. Due canzoni le presentiamo anche in versione strumentale (suoniamo noi). Inoltre abbiamo due ospiti: una è un’ospite vera, Jördis Tielsch, giovane cantante  di jazz acustico e AgroHürt, il nostro “sottogruppo” rapper che pubblica il suo primo CD nel mese di Giugno. Nello spettacolo abbiamo integrato la la canzone in italiano perché Andrea è entrato a far parte del nostro gruppo. Non so ancora se in futuro potremo espandere verso altri lidi linguistici. Certo è però che ci piacerebbe certamente esibirsi anche su palchi italiani.

Andrea:  L’Italia mi è rimasta nel cuore. La guardo da lontano con tristezza e con un poco di malinconia. Ci siamo esibiti già a Bolzano. Nella mia Gorizia, purtroppo, non capiscono il tedesco e penso che sarebbe un po’ difficile. Forse avremmo più possibilità per Gorizia se ci esibissimo in sloveno. Il pubblico in Italia è un pubblico diverso: ho notato che in Germania il pubblico viene agli spettacoli per divertirsi: è un pubblico pronto e sereno. In Italia ho notato che il pubblico lancia sempre una specie di sfida, del genere: vediamo se ci fate divertire, se sarete all’altezza di quello che promettete. Ho la sensazione che il comportamento verso la culturasia un po’ più snob che ti abbraccia un po’ meno e si lascia conquistare più difficilmente, sempre che voglia farsi conquistare. Invece in Germania, e questo l’ho notato tutte le volte che finora mi sono esibito, il pubblico non vuole che gli si dimostri qualcosa, viene per godersi lo spettacolo

 

Andrea, a te l’onore di dire le ultime parole famose. Come ti descriveresti?

Alto, magro con un po’ di pancia. Senza capelli (in parte per scelta  mia e in parte per scelta superiore). Sono capace di ridere di qualsiasi cosa e non bisogna mettermi a prova, perché è inutile. Se qualcuno però riesce a farmi piangere, allora lo posso trovare interessante.

 

 

 

Elisa Cutullè

   

 

 

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