Il 26 settembre 2024, Filmperlen ha portato nei cinema un’opera unica dedicata a Zucchero Fornaciari, il maestro italiano del blues, soul e rock’n roll. Realizzato da Valentina Zanella e Giangiacomo De Stefano, questo documentario intimo e avvincente ci svela i retroscena della vita e della carriera di uno dei più grandi artisti italiani. Abbiamo incontrato Valentina.
Cosa ti ha spinto a fare un documentario proprio su Zucchero? Qual è stata la scintilla che ha acceso questo progetto?
Ho pensato di fare un documentario su Zucchero perché è una star di cui si sa molto poco, è molto riservato, ma essendo il più importante artista italiano vivente famoso all’estero, ho pensato che meritasse un documentario che ripercorresse la sua lunghissima carriera ricca di canzoni meravigliose e grandi collaborazioni. La scintilla è stata nel 2022 la partenza di un nuovo tour mondiale di Zucchero post pandemia e la voglia di raccontare la sua carriera, raccontando anche il nuovo tour.
Come è nata l’idea di raccontare la storia di Zucchero attraverso il tuo sguardo? Quale aspetto della sua carriera volevi mettere in luce in particolare?
Sono sempre stata una fan di Zucchero e ho adorato tanti suoi dischi, ma volevo conoscere meglio cosa c’era dietro la nascita di canzoni meravigliose come Diamante, Dune Mosse o Il Volo e come si costruisce e si rende credibile una carriera così lunga.
Qual è il messaggio più importante che vuoi che il pubblico porti via da questo documentario? Cosa vuoi che le persone comprendano di più su Zucchero e sulla sua musica?
Grazie a questo documentario, Zucchero si è raccontato a cuore aperto. E’ una cosa molto preziosa, perché non era scontata. Ci sono interviste di suoi colleghi del calibro di Bono, Brian May e Sting che raccontano il valore dell’artista, ma soprattutto del loro amico Zucchero. Anche questa cosa non è scontata nel music business e sono felice che il pubblico possa scoprire questa cosa così unica e speciale.
Inoltre Zucchero ha creato il Pavarotti & Friends, ha partecipato a Woodstock ed è stato il talent scout di Andrea Bocelli, tutte cose che non erano così note.
Come hai deciso di seguire l’evoluzione artistica di Zucchero, dalle sue prime esperienze musicali fino ai giorni nostri non utilizzando una cronologia lineare?
Con gli altri autori Giangiacomo De Stefano(regista insieme a me del documentario) e Federico Fava, abbiamo deciso di partire dalle sue radici emiliane, seguendo le cadute e le risalite della carriera di Zucchero, cadenzate dai suoi brani iconici e dalle collaborazioni stellari come la partecipazione al Freddy Mercury Tribute(unico artista italiano). E’ stato come vedere il filo di un gomitolo di lana che lentamente veniva sciolto e che attraversava tutta la sua vita e carriera. Una meraviglia a cui assistere.
Come hai affrontato il tema del successo internazionale di Zucchero e del suo impatto sulla sua vita?
Zucchero è una persona molto umile. Resta sempre stupito dal suo successo e dall’amore dei fan, soprattutto all’estero, ma la cosa più magica che abbiamo riscontrato durante il lavoro di raccolta delle immagini che abbiamo filmato durante il tour mondiale, è come Zucchero e le sue canzoni (cantate in italiano), piacciano ovunque creando sempre lo stesso risultato: le venue sold out e il pubblico in piedi a ballare sulle stesse canzoni, sia che si fosse in Spagna come in Canada o in Inghilterra o Germania. Zucchero unisce i popoli ed è stato emozionante assistere a questo dono, in prima persona.
Cosa rende il tuo documentario unico rispetto ad altri biopic musicali? Qual è lo stile che hai voluto dare al tuo racconto?
Il mio documentario è reso unico da Zucchero e dalla sua musica. E’ un artista che è partito dalla campagna contadina dell’Italia degli anni ’60. Le premesse non erano favorevoli. Ha lottato per molti anni contro famigliari e discografici per seguire il suo sogno e quando le speranze sembravano ormai perdute, il viaggio dell’eroe si è compiuto. Il successo immenso è arrivato. Ma insieme a lui è arrivata anche la depressione che l’ha sabotato per molti anni. Ma il talento e la voglia di farcela hanno vinto su tutto. Raccontare tutto questo, ha reso il nostro documentario particolarmente onesto e unico.
Come hai utilizzato le immagini di repertorio e le interviste per costruire la narrazione? Qual è stato il tuo approccio alla scelta dei materiali?
Per i materiali abbiamo fatto con il montatore Iuvara, un lungo lavoro di scrematura visto che avevamo centinaia di ore di archivi e il doc dura circa 100 minuti. E’ stato come fare un puzzle, alla fine tutti i pezzi sono andati nel posto giusto, ma con una carriera così lunga, con il materiale d’archivio che non abbiamo usato potremmo realizzare almeno altri due film.
La colonna sonora ha un ruolo fondamentale nel tuo documentario. Come l’hai scelta e in che modo contribuisce a raccontare la storia di Zucchero?
Per la colonna sonora come per le immagini d’archivio, abbiamo dovuto fare una scelta molto difficile visto che Zucchero ha scritto centinaia di brani nella sua carriera. Abbiamo deciso di scegliere brani che fossero fortemente legati a momenti salienti della sua vita e della sua carriera, in modo che avessero una funzione strutturale alla sceneggiatura, oltre che di accompagnamento alle immagini.
Cosa ti aspetti che il pubblico proverà guardando il tuo documentario? Quali reazioni speri di suscitare?
Spero di suscitare stupore, amore ed emozione per un grande artista che si è guadagnato ogni centimetro della sua grande carriera.
Qual è il rapporto che si è creato tra te e Zucchero durante la realizzazione del documentario?
Il rapporto che si è creato con Zucchero durante la lavorazione è stato di grande rispetto e confidenza. Io e Giangiacomo e Federico, abbiamo frequentato e ascoltato i racconti di Zucchero per mesi, l’abbiamo osservato mentre realizzava il suo tour, abbiamo analizzato i suoi archivi. Ritengo di aver avuto una grandissima occasione professionale, ma anche di vita, per aver potuto godere dei suoi racconti, dei suoi ricordi e del suo tempo.
Hai altri progetti in mente nel mondo del cinema documentario? Magari legati alla musica o ad altri artisti che ammiri?
Al momento sto lavorando ad un documentario su un grande fumettista italiano di fama mondiale, ma nessun musicista nel mio futuro. Dopo aver lavorato con uno dei più grandi, sarebbe una scelta difficile.
Elisa Cutullè