È una biografia dell’artista del Saarland Claude Jaté. Il film racconta le diverse fasi della vita del pittore schizofrenico, il suo amore, le conoscenze importanti e la dura lotta della vita con una malattia che gli provoca il caos nella testa. Trova la capacità di affrontare la situazione nell’arte e una nuova passione si accende dentro di lui. Il film mostra le vicissitudini dell’artista, la cui vita si svolge lontano dalla fama e dallo splendore.
Abbiamo incontrato il regista Roman Redzimski alla prima del film a Saarbrücken. Direttore del casting è stato Michele Marotta mentre un cameo nel film è spetatto anche a Gaetano Franzese.
L’arte è molto presente nelle tue opere. Cosa significa l’arte per te, sia nella tua vita che nelle tue opere?
Non molti sanno che io, originariamente provengo dalla pittura e mio padre Werner Redzimski è gallerista. Già da bambino mi ha fatto visitare molte mostre. Potrei dire che la pittura fa parte del mio DNA. La molla forse è scattata quando ho scoperto che ci sono delle locandine di film illustrare che sono dei veri e propri quadri. La decisione di avere anche le mie locandine nello stesso stile era, di conseguenza inevitabile, come si può vedere anche dalla locandina del mio ultimo film.
Il passaggio dalla pittura al cinema è stato naturale. Ho iniziato von i registratori VHS a tagliare e remixare altre riprese, quasi a creare la mia piccola forma di arte visiva. La pittura gioca molto tra luci ed ombre, aspetto che anche nelle riprese cinematografiche diventa fondamentale.
Quale è stato il motivo per girare questo film?
L’arte per me è libertà. E con questo film mi sono ripromesso di dare maggiore visibilità a Jaté, un artista che davvero merita. Vista la sua situazione non usuale, tuttavia, non volevamo creare un omaggio romanzato, bensì un racconto quanto più vicino alla realtà. È stato importante per noi anche la supervisione del direttore della clinica SHB di Saarbrücken, per verificare che i sintomi della malattia fossero descritti nella maniera più realistica possibile. Anche il modo di vivere dell’epoca viene trasposto nudo e crudo: negli anni 80 il medico dava tranquillamente del pazzo ai pazienti, senza dover temere ripercussioni. Oggi impensabile.
La prima assoluta è stata a Düsseldorf e ora nel 2024 la prima a Saarbrücken, la tua regione. Differenze nella ricezione e perché questo lasso di tempo tra le due prime?
La prima a Düsseldorf è stata a dicembre del 2023. Il pubblico ha accolto molto bene il film ed ho notato che soprattutto i giovani erano molto curiosi di quello che era successo in un’epoca in cui ancora non c’erano.
Per Saarbrücken abbiamo deciso di aspettare un po’ e presentare il film nel 2024 in modo da poter andare anche in diversi cinema della regione. Per me una vera e propria soddisfazione.
Elisa Cutullè