La fantastica avventura dei Lord of the Lost

 

Il gruppo intorno a Chris Harms venne fondato nel 2009 ad Amburgo. Il gruppo dark-rock di Amburgo festeggerà nel 2024 il suo 15 anniversario.  Noi abbiamo incontrato Chris con cui abbiamo parlato non solo di musica.

 

Nel 2024 saranno 15 anni di Lord of the Lost. Come li senti questi 15 anni?

A dire il vero non mi sembra che siano 15 anni, forse anche perché la pandemia ce ne ha rubati 3 che non abbiamo veramente vissuto. Dato che avevamo fatto qualcosa per il nostro decimo anniversario non volevamo fare qualcosa di grande per il nostro quindicesimo. Ma, dopo aver fatto alcune Cover die Lady Gaga e Iron Maiden che i fan hanno molto apprezzato, abbiamo pensato che sarebbe stato interessante pubblicare un album di cover.  Abbiamo intenzione di pubblicarle tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.

 

Come avete selezionati i brani di cui fare le cover?

Abbiamo intenzionalmente deciso di non scegliere i grandi successi degli anni 80 e 90 (sebbene qualche canzone si sia infilata). Abbiamo scelto canzoni che sia sentiamo in grado di vivere e interpretare come band in modo da riuscire a trasmettere al pubblico l’emozione che noi proviamo quando suoniamo questi brani. La prima lista che ne è uscita era immensamente lunga e variegata… poi abbiamo ridotto la selezione valutando quali brani fossero adatti alle mie corde vocali e alle mie idee interpretative. Non riuscirei mai a cantare un brano che non sento, che non mi da nulla, perché non riuscirei a trasmettere nulla

 

In questi 15 ani di carriera avete prodotto molti brani. Ce ne è uno underdog che ha riscosso  un successo che non vi sareste mai aspettati?

Sì, in effetti ce ne è uno: «One day everything will be ok». Avevamo appena finito un album e ci è arrivata la richiesta di fornire un brano per un sampler. Il brano che avevo scritto: «One day everything will be ok». Era un po’ pop e smielato, un po’ difficile da piazzare. Al che ho pensato di proporlo per il sampler, ma mai avrei immaginato che avrebbe avuto una tale risonanza. Sempre più spesso ci veniva chiesto di cantare la canzone dal vivo, tant’è che poi abbiamo incluso il brano come bonus track in un  album best of.

 

Trasmettete l’immagine di un team. Lo siete?

Si tratta sempre di un lavoro di gruppo, non ci sono star singole da noi. Lavoriamo insieme come un meccanismo ben oleato. Mi sentirei solo a lavorare da solo. Anche se ho diversi progetti da produttore, apprezzo e promuovo un lavoro di gruppo. È l’unione che fa la forza, davvero. E l’unione nasce non dal voler guadagnare soldi insieme, bensì dalla voglia di fare qualcosa insieme, di creare qualcosa di grande con il lavoro e il sudore di tutti. Forse guadagneremo di meno rispetto ad altri gruppi, visto che dividiamo equamente, ma siamo sicuramente un gruppo al 100%. Siamo legati da amicizia, non da interessi.

 

Tanti progetti, tanti impegni. Hai la sensazione di lavorare troppo?

Non lavoro mai più di 40 ore a settimana e mi assicuro di dormire abbastanza la notte. Cerco sempre un equilibrio tra la mia vita lavorativa e privata, perché ho la necessità di trascorrere del tempo con la mia famiglia. Ammetto che non mi allontano volentieri da casa e che sono felicissimo quando finisce un tour e posso concentrami di nuovo sulla mia famiglia.

 

Che musica ascolti nel tuo tempo libero?

So che alcune persone certo si aspetterebbero che io ascolti semplicemente metal o Gothic-Rock. Non è così. Ci sono brani metal che trovo affascinanti, ma nel mio privato preferisco ascoltare musica pop o alternativa, principalmente con voci femminili come Alicia Keys o Dua Lipa per esempio. Trovo che le voci femminili riescono a trasmettere un messaggio musicale con una forza diversa, molto comunicativa e inclusiva.

Le donne per me hanno un modo diverso di comunicare ed io trovo che in un discorso con una donna riesco ad aprirmi di più a livello emotivo che con un uomo.

 

Quale è il vostro rapporto con l’Italia?

Il pubblico italiano è fantastico… è un pubblico che non sta assolutamente in silenzio, molto vivace e che vive il concerto a 360° gradi. Lo abbiamo sentito cantare a squarciagola e con una voglia immensa di divertirsi.

Ci siamo esibiti in piccoli club che magari avranno avuto pecche dal lato tecnico o infrastrutturale, ma compensate da un pubblico caloroso ed affettuoso.

In occasione dell’ESC abbiamo incontrato anche Marco Mengoni, un vero artista molto aperto e preparato. Ho registrato anche un estratto del suo brano che a lui è piaciuto tantissimo. Mi ha confermato che ero riuscito a veicolare il messaggio del brano anche se, onestamente, dalla pronuncia si capisce che io sono tedesco. È la “r” che mi frega, non riesco a rollarla e questo pur essendo cresciuto in Baviera (ride).

 

Elisa Cutullè

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