Giustino Ferri- Vivere il Cinema

 

La prima proiezione pubblica a pagamento di una pellicola dei fratelli Lumière avvenne a Parigi il 28 dicembre del 1895. Già nel marzo dell’anno successivo i due pionieri del cinema riuscirono a organizzare delle serate a Torino, Roma e Milano. Agli italiani la loro invenzione apparve subito come una incredibile meraviglia, ma anche un mondo nel quale poter impiegare il proprio ingegno e la propria originalità. Così, nel giro di pochi anni, anche nel Belpaese sorsero sale cinematografiche e case di produzione, come la Cines (Roma, 1905), la Itala Film (Torino, 1906) e la Partenope Film (Napoli, 1907). Fu un momento particolarmente fecondo per gli sviluppi della cinematografia e quando lo scrittore Giustino Ferri siglò (nel settembre del 1906) sulle pagine de “La lettura” allegata al “Corriere della Sera” il suo testo Tra le quinte del cinema fu probabilmente il primo critico a raccontare in presa diretta lo sviluppo e le suggestioni di quell’arte visiva che tanto stava stupendo il mondo. Claudio Gallo e Luca Crovi hanno indagato sull’origine della critica cinematografica Italiana (Edizione Graphe.it, 2021). Ecco cosa ci racconta Luca.

 

Il critico, in genere, non ha una buona nomea. A ragione?

Quando Giustino Ferri scrive il primo saggio sul cinema italiano la critica cinematografica muove i primi passi e l’autore mostra tutto l’entusiasmo e la curiosità di chi scopriva e ammirava un’arte come il cinema che stava rivoluzionando la cultura mondiale. Non c’è nulla di noioso, di pedante o di cattedratico nella sua testimonianza, c’è la costatazione della nascita di un mezzo rivoluzionario per raccontare per immagini. La critica diventerà solo molti anni dopo autoreferenziale in certi suoi aspetti ma solo quando i suoi interpreti si sono un po’ dimenticati della grande magia del cinema… credo che ci siano ancora oggi però dei buoni critici che vivono quella magia e la trasmettono con i loro scritti. scrivere e girare in pellicola non è la stessa cosa, ci vuole sempre una grande immaginazione narrativa per mantenere la forza evocativa dei film.

 

Come è nato l’interesse di scovare il primo critico cinematografico?

È nata da un fortuito ritrovamento bibliografico fatto da Claudio Gallo che ha permesso di mostrare la complessa identità narrativa di uno scrittore come Giustino Ferri.

 

Ferri scrive delle proprie emozioni: ma emozioni e critica, vanno d’accordo?

Una volta il critico per essere letto doveva suscitare emozioni nei lettori non era autoreferenziale.

 

Il linguaggio di Giustino F. è una cronaca narrativa: sembra di essere presenti in sala con lui. Cosa caratterizza la sua scrittura?

la sua scrittura è contemporanea ad autori come Emilio Salgari e mostra passione per l’avventura, il racconto l’aneddoto. È un narratore prima che un critico cinematografico, un osservatore degli eventi più che un commentatore astratto.

 

Giustino F. osserva, cinema ma anche spettatori: come confluiscono i due aspetti?

Gli spettatori sono quelli che vivono la magia del cinema e ne vengono travolti e Ferri si sente uno di loro.

 

Quanto è durato il progetto?

Come commentatore di film ferri si è espresso per un lungo periodo. il rapporto fra spettatori e critici è ancora oggi attivo e i festival come Cannes, Venezia, Locarno, Toronto, Sundance sono i luoghi dove la critica cinematografica sperimenta le sue capacità di osservazione e si misura con il pubblico, non sempre i risultati di critica e botteghino collimano ma la storia del cinema ha sempre vissuto questo rapporto delle volte conflittuale. e poi lo spettatore in sala a vivere l’esperienza emozionale della visione durante la proiezione. Un’esperienza del singolo ma anche collettiva che non viene condizionata dai commenti dei critici. molti di loro avrebbero voluto essere registi, qualcuno lo è persino diventato e con successo, pensare a Truffaut o a Chabrol che hanno inventato i cahier du cinéma celebrando autori come Alfred Hitchcock e poi sono diventati grandi interpreti del cinema francese. la loro critica cinematografica era appassionata non piatta e questo si sentiva nei loro commenti e nelle loro interviste.

Elisa Cutullè

Comments are closed.