ll nuovo album del baritono italiano Vittorio Prato è dedicato alla musica di Francesco Paolo Tosti, uno dei più famosi compositori della seconda metà del XIX secolo. Le sue romanze, scritte a Londra su testi inglesi, erano molto popolari e furono cantate non solo alla corte della regina Vittoria, presso cui Tosti fu maestro di canto per la famiglia reale, ma anche in tutto il mondo. Questa collezione unica, accompagnata al pianoforte dall’illustre Vincenzo Scalera, è arricchita dalla storia personale di Vittorio Prato che appunta delle riflessioni sul divenire artista e sul suo cammino nel mondo della musica, il tutto in un sottile parallelismo con la stessa carriera di Tosti che lo ha ispirato a creare questo album. Ne abbiamo parlato con Vittorio
Un progetto editoriale che coniuga musica e scrittura. Quale è stata la scintilla?
La scintilla è stata un innamoramento casuale. Infatti, nella libreria di casa avevo messo da parte diversi spartiti, acquistati un po’ in tutto il mondo, tra i quali i Songs inglesi composti da Francesco Paolo Tosti, compositore vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900. Mi avevano incuriosito molto poiché non sono affatto noti e un bel giorno ho iniziato a canticchiarmene alcuni al pianoforte: uno dopo l’altro sono arrivato alla fine, in un soffio. Ho pensato che fossero così interessanti, per la vivacità melodica e l’immediatezza della musica, che avrei voluto portarli all’attenzione di tutti. Certamente ho dovuto fare una selezione spietata e non è stato facile, però ho cercato anche di diversificare i caratteri di ogni romanza e sono molto felice del risultato. In un secondo momento, con l’approfondimento dell’emozionante vita di Tosti, mi sono balzate alla mente tante analogie, riflessioni e considerazioni fatte nei tanti anni di carriera in giro per il mondo. La casa di produzione Illiria mi ha dato carta bianca e mi sono messo subito al lavoro.
Chi sono i tuoi partner in questa avventura?
Primo fra tutti il grande pianista Vincenzo Scalera che ha accettato il mio invito ad essere il compagno musicale per questa avventura. Tutti conoscono Vincenzo per i numerosi concerti con i grandi nomi della lirica e questa volta ho potuto avvalermi della sua esperienza per creare insieme un’interpretazione dei Songs basata sulla sobrietà e sulla ricerca dell’emozione all’interno dei testi inglesi.
Poi sono tantissimi i professionisti, alcuni di questi anche amici, che hanno dato il loro contributo alla realizzazione dell’album. Ne cito solo alcuni, Aleksey Sorokin come grafico, Silvia Bordin come fotografa, Silvia Baroni come coach di lingua inglese, la Sartoria Latorre, eccellenza della moda italiana, e infine l’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona che ha dato il patrocinio e che ringrazio tanto per il prezioso aiuto.
Il testo è bilingue “italo-inglese” perché…
Il testo italiano è tradotto in inglese per una maggiore divulgazione in tutto il mondo, sono tanti infatti gli appassionati di Tosti e di me, in Asia come in America.
4 fasi di viaggio: nella memoria, nella musica, nella storia e a Londra. Come si strutturano e si completano queste fasi?
Il viaggio è lo strumento più importante per ricercare sé stessi in ogni dove, anche nella memoria del nostro vissuto.
Ho immaginato il desiderio del giovane Tosti in cerca di successo, che parte dalla sua Ortona alla volta di Roma, divenuta da poco capitale d’Italia, per poi trasferirsi a Londra, capitale del vasto impero britannico. Viene in contatto prima con la regina Margherita di Savoia e poi con la regina Vittoria che gli spalanca le porte della sua corte. Queste esperienze così significative, insieme agli aneddoti legati alla sua vita, mi hanno dato spunto per scrivere un po’ di me, della mia carriera e la mia vita d’artista, di alcuni degli incontri che mi hanno segnato e di alcuni episodi divertenti. Poi la musica di Tosti dipinge col suono le tante sfaccettature di un cammino, così il viaggio nei ricordi diventa viaggio sonoro. Londra è il posto in cui convergono sia il compositore Tosti, che io, interprete della sua musica. Amo molto questa città e ci ho voluto realizzare un servizio fotografico durante le prime ore del mattino, in una città quasi semideserta. Grazie all’esperta mano di Silvia Bordin è uscito un risultato di grandissimo effetto.
È stato difficile aprirsi e raccontare in maniera candida i propri pensieri?
All’inizio ho avuto un po’ più difficoltà per la mancanza di abitudine nella scrittura, poi di volta in volta ci ho preso più gusto e sono andato più spedito; da esigenza, raccontarmi è divenuto anche un piacere da condividere con gli altri.
Tosti si è spostato dall’Abruzzo a Londra: fuga di cervelli musicale del XIX secolo?
Oggi i giovani crescono con l’idea di essere più cittadini del mondo di una volta, nonostante le barriere e le divisioni tra i popoli appaiono ancora tante, è rarissimo pensare di realizzarsi nello stesso posto in cui si nasce. Tosti, come la maggior parte dei musicisti dei secoli passati, credo abbia inseguito la sua strada nel posto in cui poteva farlo, cioè l’Inghilterra. Non credo sia fuggito dall’ Italia perché messo alle strette, ma piuttosto è andato incontro al suo futuro annusando come assecondarlo meglio.
Cosa ti affascina di Tosti come uomo e artista?
Al Museo di Ortona a lui dedicato, ho scoperto il lato più divertente di questo grande artista, si possono ammirare bellissime foto nelle quali scherza e posa in modo bizzarro. Un uomo dal fascino dandy, dedito alla cura dell’immagine, sempre ben vestito e ricercato. Un uomo che amava la famiglia, un uomo di cultura, un viveur, un estroverso: a testimonianza delle tantissime relazioni e amicizie con i personaggi più disparati del tempo, sono le foto con D’Annunzio, Puccini, Michetti, Caruso, Verdi, la Duse e tantissimi altri.
Quale brano di Tosti è, per te, più carico di significato?
Difficile dirlo, ogni Song è un affresco! Un posto speciale nel mio cuore lo ha “Pierrot’s lament” (Il lamento di Pierrot), una romanza emblema dell’artista che spesso nasconde tante lacrime dietro l’allegria di una maschera, dietro la spensieratezza e i sorrisi sul palcoscenico.
Elisa Cutullè