La musica-Un tema senza fine- Incontro con Jan Vogler

jan RaketePhotocredit: Jim Rakete

 

Dresda, città affascinante sull’Elba e spesso denominata Firenze del Nord, sia per la sua architettura affascinante che per lo spirito artistico che la pervade ospita da più di 30 anni i Dresdner Musikfestpiele. 3 settimana di eventi musicali che pervadono i teatri, e non solo della città.

Noi abbiamo incontrato Jan Vogler, violoncellista di fama internazionale, nonché organizzatore dell’evento dal 2010 e riconfermato fino al 2020.

 

Tu, in primis sei un musicista: come combini il ruoto di responsabile del festival e di artista?

Interessante domanda. Ne abbiamo parlato anche con Antonio Pappano che è stato, anche lui per una lunga parte della sua carriera, è stato responsabile come organizzatore di eventi a Covent Garden e all’Accademia Santa Cecilia. Potrebbe sicuramente fare molto di più dal punto di vista artistico personale se non fosse così coinvolto nell’organizzazione. La mia situazione è più o meno simile. Non sono, come carattere, uno che guarda cosa succede, bensì una persona attiva, che spesso è in prima linea. Con l’organizzazione di questo festival mi è stata data la possibilità di contribuire alla definizione del panorama musicale tedesco partendo dalla mia regione.

Come violoncellista sono soddisfatto e posso affermare di essere riuscito a percepire l’apprezzamento del pubblico in ogni esibizione. Sono felice di poter viaggiare e tenere concerti per persone che si interessano alla musica e a come la suono io. È un privilegio che ho ricevuto e che voglio offrire a tutti.

Per alcuni sono il voloncellista che è la faccia rappresentativa del festival. Una bella e piacevole responsabilità

 

Che significato ha per te questo evento musicale?

La prima cosa che mi viene in mente è che questo evento è diventato il riconoscimento internazionale della città. Dresda è una città profondamente ancorata nella cultura e che ha il suo peso a livello internazionale. L’amore per la cultura e gli evento ad esso collegati sono sentiti fortemente anche dalla popolazione di Dresda: 100.000 persone, ovvero 1/5 degli abitanti della città, va almeno una volta l’anno ad un concerto o un evento musicale. Basandomi su questo io vedo la mia missione nel riuscire a trasmettere, a livello mondiale, l’importanza di Dresda nel panorama culturale e renderla ancora più affascinante da questo punto di vista.

Da un lato vogliamo offrire alla città una finestra sul mondo. Basti pensare che l’edizione del 2015 ha visto ben 2.500 interpreti da tutto il mondo (tra solisti e membri d’orchestra) che, in altro modo, non si sarebbero esibiti a Dresda che è, purtroppo, povera a livello di organizzatori privati di eventi culturali. Ma la funzione dell’evento è anche speculare perché è una finestra sulla città per il resto del mondo. Gli artisti che vengono a Dresda, con la scusa del concerto, hanno la possibilità non solo di esibirsi in cornici particolari come la Frauenkirche, ma anche di conoscere la città, i suoi musei ma anche gli altri artisti che si esibiscono durante l’evento.

 

L’edizione del 2015 “Feuer und Eis” (= fuoco e ghiaccio) che emozioni ha evocato?

Partirei dalla scelta del tema. Durante una discussione era stata citata la differenza che esiste tra il nord e il sud dell’Europa. Si è utilizzato un termine (Nord-Sud Gefälle) che a me non garbava per nulla per cui ho subito preso parola. Chiunque sia stato in Italia o in Spagna e abbia potuto vedere e toccare con mano il panorama e l’architettura, insomma la bellezza della luce, sa bene che non si tratta di qualcosa di negativo, bensì di un aspetto interessante, quasi un crescendo dell’integrazione di fascino a ambiente. Così è nata l’idea di abbinare questo fuoco della passione del sud con il freddo del nord, anche perché ho notato che, in questi ultimi anni, i paesi scandinavi sono diventati molto importanti a livello musicale. Trovavo affascinante, da un lato, il risveglio musicale di questi paesi del nord e la qualità di artisti e produzioni musicali che ne derivavano, da qui l’idea di impostare l’evento su questo contrasto di ambienti musicali e non solo io lo vedo quasi come metafora dell’Europa e del barometro culturale nella musica dei diversi paesi che, dal contrato estraggono l’elisir della vita.

Non c’è nessun’altra città in Germania, per esempio che sia stata tanto influenzata dall’Italia come Dresda. Già ai tempi del barocco la città era molto legata all’Italia. Nel 2015 abbiamo avuto un’importante presenza italiana: in programma ci sono stati, tra l’altro, la Venice Baroque Orchestra, l’orchestra di Santa Cecilia diretta da Pappano.

Purtroppo, devo ammettere, attualmente il rapporto della città con l’Italia è un po’ addormentato. Non lo vedo però come un aspetto statico: anche il panorama musicale dell’Italia sta cambiando con nuove leve che sono senz’altro molto interessanti e che, spero, riusciremo anche a combinare presto in un tema per averle all’interno del festival.

Antonio pappano, per esempio, ospite dell’edizione 2015, era davvero commosso dalla reazione del pubblico presente al suo concerto con standing ovation e persone che sono salite sulle sedie per applaudire. Da parte mia , devo confermare, che l’applauso ricevuto da Pappano, non capita spesso ed è unico nel suo genere, per cui ancora più commovente

 

Come nasce la stesura del programma per un evento di tale portata?

Quando mi fu affidato, nel 2009, il compito di riorganizzare il festival, la città non era molto soddisfatta di come era strutturato e dell’impatto che aveva: sempre meno artisti e sempre meno visibilità. Io ho visto la sfida come l’avrebbe vista un allenatore di calcio: come portare una squadra a ritornare vincente. Ho incominciato con l’analizzare gli allora punti deboli e mi sono reso conto che, in una città in cui esistono tanti luoghi per far musica, si era persa, in un certo qual senso, la qualità. Bisognava, pertanto, lavorare sia sulla qualità dei musicisti che sulla rivalutazione dei luoghi concertistici, ma anche aprirsi a nuovi concetti musicali, come World Music o Cross Over per far conoscere tutti gli aspetti musicali ed essere al passo coi tempi.

È nata così l’idea della direzione da prendere: i migliori nel campo della musica classica, apertura alla World Music e al Crossover e selezionare luoghi non usuali per i concerti in aggiunta a quelli classici. Solo la combinazione perfetta di artisti, luogo e programma può contribuire al successo dell’evento. Questi sono i parametri che, dall’epoca, riprendo e metto in pratica ogni anni. Alla fine risulta semplice creare un programma in base al tema selezionato. Il processo non diventa automatico, ma molto più semplice e rispondente al concetto prefissato.

Il lavoro è un lavoro di gruppo: lavoro in un tema in cui i colleghi suggeriscono e fano proposte. Il mio compito consiste nell’assicurarmi che venga mantenuto il concetto generale e che il tutto si presenti come unità.

 

Edizione 2016: cosa ci aspetta?

L’edizione del 2016dura dal 5 maggio al 5 giugno 2016. Il tema è il tempo (Zeit). Ogni forma musicale deve rapportarsi al tempo: o è in perfetta armonia o si pone in contrasto. Abbiamo scelto, all’uopo, voci straordinarie, particolari caratteristiche dell’ambiente internazionale della musica classica per invitarli ad esibirsi nei luoghi di Dresda. Tra di questi ci sono anche artisti che sono davvero maestri a livello mondiale quando si parla di tempo. I programmi che abbiamo preparato rappresentano, da un lato, gli aspetti della musica nei diversi tempi e, dall’altro anche nelle sue sfaccettature.

Nel programma ci saranno la Symphony Orchestra, diretta da Andris Nelsons, la Sächsische Staatskapelle Dresden, Herbert Blomstedt, la Concertgebouworchester diretta da Semyon Bychkov, la Pittsburgh Symphony Orchestra diretta da Manfred Honeck, la Singapore Symphony Orchestra diretta da Lan Shui o la WDR Sinfonieorchester Köln diretta da Marek Janowski . Questi artisti si esibiranno, tra l’altro, nella Semperoper, la Frauenkirche e la Kreuzkirche, la Neue Synagoge, il Schauspielhaus, il Festspielhaus Hellerau, il Palais nel Großen Garten, il castello Wackerbarth e molti altri ancora. Altre chicche nel programma 2016. La residency dell’Israel Philharmonic Orchestra diretta da Omer Meir Wellber, il Dresdner Festspielorchester diretto da Ivor Bolton ma anche artisti straordinari come Leonidas Kavakos, David Garrett, Daniel Hope, Kristine Opolais, Pierre-Laurent Aimard ,Till Brönner e Sergei Nakariakov.

 

 

 

 

Elisa Cutullè

 

 

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