Appassionato del fantastico in tutte le sue forme, Marco Guadalupi collabora dal 2006 con la testata Fantasy Magazine, di cui è attivo redattore. Ha diretto il reparto Scrittura e Comunicazione per Lunatica, fiera del fantasy brindisina, e collaborato come blogger e social media manager con Fanucci Editore. Diplomatosi presso la scuola del fumetto Lupiae Comix di Lecce, lavora attualmente come artista e designer freelance. Ha pubblicato numerosi articoli e recensioni, interviste e approfondimenti su riviste online e cartacee e sul suo blog, The Wall.
A giugno 2012 ha esordito con il racconto Demon’s Rock nell’antologia Stirpe Infernale (GDS Edizioni), ambientato nell’universo narrativo di Dark Rock Chronicles, uscito nello stesso anno con Plesio Editore. Il romanzo è stato tradotto per il mercato anglofono nel 2013 dall’editore indipendente inglese DieGo Publishing. Attualmente al progetto Superpower.com che lo vede impegnato come autore self.
Lo abbiamo incontrato per parlare con lui del suo libro Dark Rock Chronicles, di cui nel 2015, uscirà il secondo volume presso Plesio Editore.
Tracce al posto di capitoli… la musica pervade anche la struttura. Decisione mirata?
Sì. All’inizio avevo scelto dei titoli specifici, di canzoni. In un secondo momento, seguendo i consigli di alcuni beta reader ho dato titoli originali a ogni traccia, ma l’idea della tracklist c’è sempre stata. È stata una delle idee di partenza di Dark Rock Chronicles.
Rock e Draghi… come vanno d’accordo?
Alcuni generi musicali si rifanno molto al fantastico. Dal metal, al rock, alla musica strumentale. Anni fa, quando iniziai a bazzicare i primi forum fantasy, ricordo di essermi posto più o meno la stessa domanda. Ero meno esperto e molto ingenuo. Con il tempo ho capito che rock e fantasy hanno più cose in comune di quanto si immagina. L’ambientazione di DRC ha una base realistica ma contaminata da diversi generi, tra cui fantasy e fantastico. Ecco perché i draghi.
Zed Lep… Led Zeppelin: cosa rappresentano per te?
Sono una delle mie rock band preferite e una delle più influenti della storia della musica. Nel mio piccolo, ho voluto rendere omaggio a Plant e agli altri Led Zeppelin. Ci sono diverse citazioni disseminate qua e là, alcune più evidenti (come il gioco di parole Zed Lep) e altre più nascoste.
Un gruppo di ragazzi, un po’ squinternati che fanno della musica una propria ragione di vita? Potere salvifico delle note?
La musica ha potere. Basta accorgersi di come può cambiare una giornata, il nostro umore, di come può incidere in generale. Non ho mai voluto inserire messaggi profondi o fare la morale, scrivendo le mie storie. Uno ci vede quel che vuole, leggendo di draghi e battle rock e di come un gruppo di ragazzi rischia la vita per salvare un amico. Ma per la musica ho fatto una mezza eccezione, nel senso che era il fulcro della vicenda e ho voluto parlarne a cuore aperto.
La supervamp e la nerd: due identità opposte che alla fine sono sulla stessa lunghezza d’onda?
Ho ricevuto un sacco di complimenti a proposito dei personaggi femminili. Mi ha fatto molto piacere sentire che Megan e Charlotte Michelle sono state caratterizzate molto bene e che sono risultate credibili e interessanti. In DRC ho giocato molto con i cliché, affrontando argomenti comuni quali il rapporto tra due ragazze molto diverse tra loro. Ora essere nerd è diventata una moda e non si capisce quale sia il significato del termine. A prescindere da queste antipatiche “etichette”, una personalità non ha limiti né imposizioni. Dovendo far interagire una ragazza vamp e una appassionata di invenzioni e libri, ho scelto la via della condivisione, piuttosto che dello scontro tra opposti.
Il nonno Mortimer e l’Alzheimer: tematica seria per un fantasy. Puoi dirci il perché della scelta?
Non ho scelto coscientemente di affrontare argomenti profondi. Volevo scrivere la mia avventura e basta. Non ho collegato nonno Mortimer all’Alzheimer. Tuttavia per me il fantasy è uno dei migliori generi in grado di affrontare tematiche serie, a dispetto di quello che credono in molti. Il fantasy va al di là di una compagnia di eroi, di draghi e magia. Nonno Mortimer è un personaggio che ho riadattato. Era il protagonista di un mio vecchio racconto horror intitolato Overture Macabra. Era cattivo, un assassino. Mi piaceva l’idea di due personaggi in uno, e così ne è venuto fuori una sorta di vecchietto dalla doppia personalità e vuoti di memoria. Mi fa comunque piacere che alcuni lettori interpretino la condizione di nonno Mortimer, nonché altre scelte all’interno del romanzo, in diversi modi.
La scelta del narratore cade su Matt. Quali sono le caratteristiche che lo rendono adatto al ruolo?
Era il più equilibrato. Se avessi scelto Duff avrebbe finito per raccontare la storia inserendo parolacce in ogni frase.
Quale é stato il personaggio a prendere una piega diversa dal previsto?
Nonno Mortimer, come dicevo. Anche il demone della villa che rapisce uno dei ragazzi inizialmente era diverso, più cattivo e serioso, mentre conoscendolo meglio è solo una creatura triste e con un passato burrascoso alle spalle… passato che ho raccontato nel prequel di Dark Rock Chronicles, Demon’s Rock, uscito nell’antologia di GDS Edizioni Stirpe Infernale.
Elisa Cutullè